I Giganti - Le Colline di Santo Stefano
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I Giganti

Questi enormi monoliti calcarei, GIGANTI appunto, sono un’altra faccia del Carsimo a Terracina. Con altezze che superano i sei metri, schierati quasi in maniera militare a guardia del tratturo che gli passa vicino, ci raccontano una storia millenaria. Ci troviamo sul versante Nord di monte Giusto, a 519m slm , queste formazioni carsiche di tipo Epigeo (superficiale, fuoriterra) sono dette anche HUM, una sorta di faraglioni di pietra che si ergono dal terreno quasi a voler toccare il cielo, ognuno con la sua forma particolare ed unica.

Per loro natura solubili, sotto l’azione dell’acqua e del vento si sono plasmate cosi come le ammiriamo, il  bosco poi le ha inglobate, ora sono un tutt’uno con il paesaggio circostante: piante e roccia sono in simbiosi, un leggero strato di muschio le ricopre, quasi a volerle proteggere dai segni del tempo.

Puo sembrare strano ma qui, a più di cinquecento metri di altezza, troviamo fossili di conchiglie…le RUDISTE, risalenti a 60 milioni di anni fa. Sono proprio questi ritrovamenti a datare la storia delle nostre montagne .

Le rudiste erano conchiglie composte da due valve asimmetriche: la valva destra, a forma di cono, poteva raggiungere una decina di centimetri, la sinistra, fungeva da coperchio.
La superficie esterna molto ruvida ha dato il nome al mollusco che ora si trova solo allo stato fossile. Nella brecce calcaree di cui sono entrate a far parte, si possono riconoscere o la sezione circolare quando la frattura è trasversale o quella conica in caso di frattura longitudinale; raramente si trovano isolate dalla roccia che le ingloba.

Ricostruire la successione delle fasi geologiche che hanno dato origine alla penisola italiana, in generale, ed al territorio sud laziale, in particolare, è molto complesso. Per comprendere facilmente questo lunghissimo ciclo, fissiamo degli step:
● Duecento milioni di anni fa la porzione dell’odierno Mediterraneo su cui insiste gran parte dell’Italia peninsulare era occupata da un ambiente neritico, cioè da un mare poco profondo e relativamente calmo in cui si accumulavano organismi marini e precipitati carbonatici.
● Il processo di sedimentazione durò circa 120 milioni di anni, ma interrotto, integrato, complicato da trasgressioni marine, da subsidenze ed emersioni del fondo, laddove si accumulava la materia prima che avrebbe costituito l’attuale “piattaforma carbonatica laziale-abruzzese”. Essa costituisce la materia prima che ha dato vita ai monti Lepini, Ausoni, Aurunci, oltre ai Simbruini, Ernici ed ai massicci abruzzesi del Gran Sasso e della Maiella. Il notevole spessore della massa carbonatica (2000 – 3000 metri) è rivelatore del lungo periodo di accumulo. Terreni diversi, costituiti da marne, argille ed arenarie sono stati deposti da acque ruscellanti o da trasporto eolico.
● Un consistente processo di sollevamento iniziò nel Giurassico (150 – 140 milioni di anni fa), ebbe delle lunghe pause e riprese alla fine del Cretacico per continuare fino a tutto il Miocene (26 – 7 milioni di anni fa).

In questa sequenza cartografica le terre emerse sono quelle colorate in marrone. Si noti come il territorio montano dove ci troviamo, nell’Eocene (50 milioni di anni fa) fosse già emerso.

Analizzando la Carta Geologica Italiana, al foglio 170, che riguarda proprio questo zona, si possono individuare due tipi di rocce presenti sul territorio: i calcari più antichi, del Cretacico Inferiore, riportati in carta con il colore verde scuro, i calcari più recenti del Cretacico Superiore, riportati in carta con il colore verde più chiaro.
Tracciando un profilo da Monte Sant’Angelo fino a Fonte Santo Stefano, si possono individuare le rocce più recenti (ove le rudiste sono presenti) quelli di colore verde più chiaro in cartina.

Imsomma, dove ci troviamo ora, parte della sedimentazione delle rocce calcaree del sottosuolo quanto della superficie…è formato da conchiglie: Immaginate quante ce ne son volute per formare i monoliti Giganti che avete davanti!!!

Nella vista dall’alto della carta, le differenti cromie ci raccontano cosa è accaduto:

i terreni della Valle, zone Pedemontane e della Fonte di Santo Stefano (in cartina riportati con mattoncini di colore marrone scuro) sono il prodotto di ossidazione e scioglimento dei calcari ad opera dell’aria e delle acque. Il loro aspetto rossiccio ed argilloso può confondersi a contatto dei terreni alluvionali di colore nerastro.

Profilo dell’ex Palude Pontina, da Colle della Guardia, in prossimità del confine con il Comune di Sabaudia, attraverso Borgo Hermada, alla linea pedemontana in prossimità delle pendici di monte Leano. Si notino: 1) I calcari del Lias, riportati in cartina con il colore azzurro. 2) I terreni pleistocenici superficiali di colore ocra.

La duna recente o Versiliana. Da Anzio al Circeo, dal Circeo a Terracina e, da Terracina a Sperlonga si estende un cordone dunale di sabbia giallo-grigiastra: geologicamente è una  formazione recentissima, risale “solo” a 10.000 anni fa. Questa è la sabbia che costituisce la spiaggia del Lazio meridionale(nella carta geologica d’Italia è riportata con il colore giallo chiaro).

Si evince come la montagna e la sua storia è legata a filo diretto con il mare e la pianura, e che il territorio tutto ha subito cambiamenti e traformazioni inimmaginabili dalla notte dei tempi. Gli elementi hanno dato vita a qualcosa di unico ed irripetibile, un ecosistema,  un ambiente che va salvaguardato e presentato il più intatto possibile alle future generazioni.

Tra gli hum della zona, il più importante è quello di Campo Soriano, noto come La Cattedrale, un imponente masso alto circa 18 metri, dalla forma che ricorda una cattedrale gotica.

Per gli abitanti del posto la cattedrale è legata al monaco benedettino San Domenico da Sora, un santo molto venerato nel basso Lazio, per questa ragione la chiamano Rava di San Domenico. Questo monolito si staglia proprio al centro della valle, come un guardiano silenzioso, e grazie alla sua fama è diventato il simbolo del Parco. Il Monumento Naturale di Campo Soriano è un poljie (in serbo), o campo carsico, posto a 361 metri sul livello del mare. La sua formazione ebbe inizio ben 27 milioni di anni fa, con la frattura che separò Monte Romano da Monte Cavallo Bianco. Le successive glaciazioni e i fenomeni atmosferici, modellarono la valle fino a darle l’aspetto attuale. Tutta la valle carsica di Campo Soriano è un luogo di interesse geologico, di valenza internazionale, ed è stata riconosciuta come Area Protetta con la Legge Regionale n.56 del 27 Aprile 1985

Associazione “Le Colline di Santo Stefano”
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Strada vicinale dei Colli snc, località Santo Stefano
04019 Terracina (LT)