Situato a 520m slm, sul versante Nord di Monte Giusto, questo pozzo a cielo aperto, rappresenta un altro esempio del fenomeno carsico che contraddistingue questo territorio.
Denominata “CHIAVICA DEL RECINTO” in quanto una volta scoperto, visto la sua ampiezza, è stata subito recintata dai pastori che frequentavano la zona, per evitare che qualche capo di bestiame (pecora, capra o mucca) inavvertitamente ci finisse dentro.
Negli anni il bosco e la macchia mediterranea lo hanno di fatto inglobato: alberi e piante si sono insediate nei suoi anfratti, nelle spaccature, tra le rocce. Insetti, roditori e piccoli animali lo hanno scelto come dimora. Sia la flora che la fauna ne sfruttano la peculiarità, utilizzando parte delle acque che raccoglie per proseguire il loro ciclo vitale.
Il fenomeno del CARSISMO, è un processo chimico, si sviluppa a seguito della dissoluzione delle rocce calcaree, la corrosione avviene per opera delle acque meteoriche, che scorrendo sulla superficie ed attraversandola intaccano la roccia calcarea; il materiale non disciolto costituisce i cosiddetti depositi associati, che in centinaia di anni danno vita alle forme carsiche : Guglie, Pinnacoli, Vasche, Karren, Doline, Puli, Pozzi, Inghiottitoi, Antri, Grotte, con le tipiche formazioni che le rendono uniche: Stallatiti e Stallagmiti.
Esso si articola in due fasi: –dissolutiva, consiste nello scorrimento superficiale di precipitazioni rese acide dall’anidride carbonica;
–costruttiva, avviene quando l’acqua sotterranea, arricchita di carbonato acido di calcio, sfocia nell’atmosfera di una grotta rilasciando il carbonato di calcio insolubile formando di conseguenza stalattiti o stalagmiti.
Il Pozzo che avete dinanzi si presenta a sezione quadrangolare, con pareti verticali, con dimensioni m.10×5 ed una profondità di m.22 e l’imbocco si presenta seguendo l’inclinazione del versante . Esplorato e censito nei primi anni cinquanta, dal lato valle con un salto di circa 10m si arriva su un ripido pendio detritico che scende verso il fondo della cavità, che è invece delimitata lato monte da una parete di oltre 30m. A circa metà del pozzo si apre lateralmente una piccola caverna che però non presenta prosecuzioni.
L’ultima esplorazione risale al 2014 a cura dello SPELEO CLUB ROMA, che spesso ritorna su queste montagne a scandagliare i boschi alla ricerca di anfratti e nuove cavità.
Nelle aree collinari del comune di Terracina, tra grotte, pozzi, chiaviche e inghiottitoi se ne contano più di una quarantina, a riconferma di come la mancanza di ruscelli e torrenti in superficie sia compensata da un immensa rete di canalizzazioni sotterranee.
Infine quando si parla di esplorazioni del sottosuolo, è doveroso ricordare il mitico “Gruppo Speleologico Anxur” che ha scritto pagine importanti nella storia di questa disciplina. Ancora oggi questo manipolo di ragazzi Terracinesi, ardimentosi ed appassionati, viene ricordato dai professionisti, per le imprese compiute con attrezzatura minimale ed auto-costruita.