Con il termine CIPPO DI CONFINE si intende un segnale, inamovibile, posto in un determinato punto del territorio, atto a rimarcare insieme ad altri simili, una linea immaginaria da non oltrepassare, se non in possesso di specifici permessi.
Quello che abbiamo dinanzi è originale ed in ottimo stato di conservazione, scalpellato sul posto da un unico blocco calcareo, porta in bella vista su un lato la data di posa (1846) e lo stemma Pontificio (le chiavi incrociate), e sull’altro il numero sequenziale (9) sormontato dal Giglio Borbonico, simbolo del Regno delle due Sicilie. Al di sopra di ogni cippo vi è un solco di riferimento, che traguardandolo indica la direzione del precedente quanto del successivo.
Tutte le colonnine furono posizionate in modo che la data di posa con le Chiavi di San Pietro guardassero in direzione del territorio dello Stato Ecclesiastico, mentre il numero progressivo con il Giglio in direzione del Regno Borbonico. La distanza tra un Cippo e l’altro non è regolare, in quanto segue una logica legata alla conformazione del terreno, quindi nei luoghi dove il confine seguiva l’argine di un fiume, una linea di fondovalle, o crinale montano dall’ampia visuale, ne bastavano pochi; al contrario se la linea da seguire era irregolare ne venivano posizionati in numero maggiore secondo i calcoli del cartografo.
Al di sotto di ogni Cippo, vennero interrati dei testimoni di confine, in questo caso costituiti da una cassetta in legno con all’interno un medaglione di ghisa, coniato appositamente, riportante entrambi gli stemmi ed alcuni riferimenti riguardanti l’accordo tra i due Regni. Di questi oggetti ne rimangono solo alcuni presso musei o qualche collezionista, ormai sotto questi antichi testimoni di pietra c’è… solo la nuda terra.
La spinosa questione dei Confini Meridionali arrivò a soluzione, il 26 Settembre 1840, l’incontro si tenne a Roma e fu presieduto da Monsignor Pier Filippo Boatti rappresentate della Pontificia Congregazione dei Confini. Firmarono il Trattato, per conto della Santa Sede il Cardinale Tommaso Bernetti, ed il Conte Giuseppe Costantino Ludolf insieme al Marchese Francesco Saverio del Carretto in rappresentanza del Re Ferdinando II di Borbone.
Lo scopo dell’accordo era tutelare l’integrità dello Stato Ecclesiastico, definendone chiaramente i confini onde evitare cessioni illegali, contrabbando, risolvendo controversie interne e con stati esteri limitrofi, cercando nel contempo di recuperare parte di territori precedentemente perduti in modo irregolare.
In tutto vennero realizzati 649 Cippi e posizionati in circa due anni. Nel comprensorio di Terracina, città di confine dello stato pontificio fino all’Unità d’Italia (1861), sono posizionati i primi Venti, originali e ben conservati.
Il “numero 1” si trova alla foce del canale Canneto, sul confine che ancora oggi separa Terracina (pontificia) dal comune di Fondi (borbonico). Attraversando tre regioni: il Lazio, l’Abruzzo e le Marche, la linea di confine arriva alla foce del fiume Tronto, dove troviamo il Cippo n.649.